BELLUNO
L'incendio che sabato pomeriggio ha interessato un'area vicino al santuario del Nevegal, riaccende i fari sulla necessità di avere un bacino idrico, sia per la sicurezza sia per l'innevamento artificiale. Un investimento ritenuto chiave dal gruppo di lavoro Belluno Alpina, che è nato come un progetto antispopolamento che ha trovato, nel suo percorso, il benestare dai soggetti più diversi: dall'assessore comunale Biagio Giannone ai vertici della Regione Veneto, pensiamo a Federico Caner, assessore al Turismo. Il bacino d'acqua in Nevegàl servirebbe, prima di tutto, per scopi di Protezione civile, il caso più eclatante è quello di un vasto incendio, ma poi inutile nasconderlo per lanciare il turismo in quota e quindi parliamo dell'innevamento artificiale. Per Belluno Alpina il luogo migliore potrebbe essere in località La Grava, verso Col dei Pez, proprio dove c'è un avvallamento naturale. A dare la misura dell'incendio di due giorni fa ci ha pensato l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, che sui social affermava che «l'area boschiva, stimata tra 1 e 1,5 ettari perlopiù a prato, è stata circoscritta». Gimmy Dal Farra, a nome del Gruppo, ribadisce quanto sia fondamentale pensare al più presto a quest'opera, «anche per la stagione estiva».
«Ora come ora diventa necessario dare un forte segnale di ripartenza ad operatori locali ed investitori, che sono nel dubbio se proseguire alle intenzioni o meno». Quella del lago, d'altra parte, è dettata dall'«esigenza primaria legata alla sicurezza prosegue Dal Farra -. Si mira, insomma, a tutelare il territorio attorno al quale si sta costruendo un progetto di stampo naturalistico e anti-spopolamento, il cui bosco è il protagonista». Ma un bosco giovane, fresco, arioso. Non vecchio e malandato, come quello che Vaia ha potuto distruggere in poche ore. Dalle ceneri qualcosa nasce sempre. Come la strada di 3,5 chilometri che collegherà il rifugio La Grava a Valmorel. Si parla, al momento, di un collegamento silvo-pastorale, camionabile, che serve per portare via i 12 mila ettari di legname di Vaia, ancora a terra.
Federica Fant - Il Gazzettino