FUTURO DEL COLLE
BELLUNO Ci siamo: l'Alpe del Nevegal, praticamente, non esiste più. Martedì sera l'assemblea dei soci ha deliberato lo scioglimento della srl e la sua messa in liquidazione. Il presidente Maurizio Curti: «Siamo disponibili a non fare cassa, ci sono degli impianti di valore, come il Col Toront, il Campo scuola, la seggiovia stessa». Il rifacimento delle Erte, potenzialmente, offre buoni stimoli al comprensorio che domina il capoluogo dolomitico. Ma Palazzo Rosso è intenzionato ad acquisire gli impianti?
IL COMUNE
Questa è, infatti, la domanda che si stanno facendo tutti. A breve si riunirà la maggioranza, in cabina di regia, per ragionare sulla strategia migliore da mettere in campo. Lo conferma il capogruppo di Belluno D +, Gian Giacomo Nicolini: «Lo studio definitivo della Paragon è arrivato lo scorso fine settimana, ne parleremo tra noi e usciremo compatti con la decisione». Uno studio, quello commissionato dal Comune alla Paragon Advisory di Zola Predosa (Bologna) che serve per capire se c'è la sostenibilità economica dell'operazione di acquisire gli impianti del Nevegàl.
LA PROCEDURA
Nel frattempo l'assemblea dell'Alpe, alla presenza di un notaio, ha anche nominato i due liquidatori, «nel proseguimento della continuità dell'azienda», i nomi sono quelli di Piero Casagrande e del presidente Curti. Ora la procedura della liquidazione farà il suo corso. «Cercare di vendere gli asset al miglior prezzo possibile per ripianare i debiti, per far si che tutto si svolga secondo legge - afferma Maurizio Curti -, ma siamo disponibili a non fare cassa. Visto l'obiettivo che si è sempre posta l'Alpe (anche se vendendo gli asset ad un certo prezzo ne ricaveremmo una cifra maggiore), se si presentasse un soggetto intenzionato a rilevare l'intera proprietà, saremmo pronti a cedere anche ad un prezzo minore». Vale a dire che le porte sono ancora aperte se il Comune o una società volesse rilevare gli impianti.
LA DECISIONE
Quella della messa in liquidazione, benché invocata più volte, non era un'ipotesi alla quale l'Alpe del Nevegàl volesse veramente pensare. O meglio, non avrebbe mai pensato di arrivarci. E invece. «Dall'inizio dell'estate non abbiamo mai sentito l'amministrazione, abbiamo inviato più di una Pec, ma senza ricevere risposte», fa notare il presidente Curti. Oltre al danno, la beffa. «Pensare che l'anno scorso abbiamo aperto il comprensorio, contro la logica imprenditoriale nella promessa e nelle assicurazioni, da parte di questa amministrazione, che si sarebbero formate le condizioni di proseguo della società al di fuori dell'Alpe. Promesse che sono evaporate e ci troviamo in condizioni critiche fa presente Maurizio Curti . Nel 2018 avevamo preparato un piano al Comune, anche lì non abbiamo mai ricevuto risposta». La società è tenuta anche a un piano di ripristino dei luoghi. Un iter che, oltre a comportare somme importanti, decreterebbe «la fine estiva ed invernale del Nevegàl, un colle che tornerebbe ad essere come il Col di Roanza», chiude Curti.
Federica Fant - Il Gazzettino

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